Trasformazione Digitale: una visione prospettica

Da NEXTVALUE, società di consulenza e ricerca che cura l'edizione del Rapporto Assintel, un outlook sullo stato e sulle prospettive della Digital Trasformation in Italia.

Paradigmi emergenti, nuovi modelli di business e strategie vincenti nell'intervista ad Alfredo Gatti, Founder and Managing Partner di NEXTVALUE e Managing Director di CIONET Italia.

Digital Trasformation: è questo il tema cui è interamente dedicato l'Insight 2014 di NEXTVALUE, frutto di una survey che ha coinvolto oltre 180 manager e CIO di aziende italiane attive in contesti globali. Che cosa dobbiamo intendere con questa espressione?

Si tratta di un processo che scaturisce dall'azione combinata di due fattori. Da un lato, la rapida diffusione delle tecnologie e il conseguente ampliarsi della sfera digitale hanno dato vita a una nuova generazione di consumatori, che vogliono esperienze, prodotti e servizi sempre più personalizzati, flessibili, accessibili senza soluzione di continuità e in tempo reale. Dall'altro, le aziende puntano proprio sull'innovazione tecnologica non solo per forgiare i prodotti e i servizi all'altezza delle attese, ma anche per interagire con i clienti e i partner con modalità innovative. In questo modo, i mondi fisici e quelli virtuali tendono a confondersi e le tecnologie digitali, si tratti di social, mobile, business analytics o cloud, creano nuove opportunità per generare valore e contribuiscono a ridefinire il business stesso delle imprese.

In generale, le aziende italiane sono consapevoli della trasformazione in atto e dei suoi effetti sulla catena del valore? E qual è l'approccio alle tecnologie abilitanti?

Dal panel dei 180 manager che abbiamo coinvolto nella survey emerge un quadro per certi versi inatteso. Al di là dei luoghi comuni sui ritardi che contraddistinguono la situazione italiana, tutti i manager hanno espresso la chiara consapevolezza della rivoluzione digitale in atto e dei profondi cambiamenti che essa ha innescato nei consumatori. Anzi l'80% circa ritiene che la trasformazione digitale rappresenta un fattore critico di successo, già da ora e ancora di più nel prossimo futuro. Se questo è il dato comune, emergono tuttavia differenze nell'approccio alle tecnologie. Alcune aziende puntano sulla volontà di offrire una nuova esperienza al consumatore e concentrano i loro sforzi in progetti di digital marketing, nella creazione di canali alternativi di delivery o nell'invenzione di prodotti/servizi arricchiti di contenuti innovativi. Altre perseguono l'obiettivo di incrementare efficienza e produttività e si rivolgono alle tecnologie digitali per migliorare i processi o per aumentare il tasso di automazione. Altre ancora sfruttano il digitale per creare nuovi modelli di business, per reinventare sé stesse, per operare come vere e proprie start-up.

Come si diventa leader, o quanto meno pionieri, nel mondo digitale?

Per diventare un'impresa digitale, è necessario innanzitutto individuare le aree dove la trasformazione può creare maggior valore. In altre parole, occorre una chiara visione della futura impresa digitale a cui si tende, visione che deve essere condivisa come base di un percorso comune. In secondo luogo, se c'è un elemento che emerge con evidenza dalle nostre ricerche è il fatto che si tratta di un processo top-down, guidato dall'alto. Nel senso che il top management non solo deve elaborare una strategia, ma deve anche investire per attuarla e curare l'allineamento dell'intera organizzazione agli obiettivi stabiliti.

Dove si trovano le imprese italiane in questo percorso? Qual è il grado di maturità, per così dire?

A conclusione del nostro Insight, abbiamo costruito un diagramma dove posizionare le aziende del panel in rapporto alla variabile che abbiamo definito 'maturità digitale'. Nel quadrante dei 'leader digitali' si colloca il 13% delle aziende, quelle cioè che dispongono del commitment del management e di una strategia condivisa. Nel quadrante dei 'follower digitali', che vede il 38% del panel, si posizionano le aziende che dispongono di una strategia e di una leadership, ma hanno appena imboccato il percorso di trasformazione. Il restante 49% è composto da aziende che, pur avendo dichiarato il loro interesse o effettuato sperimentazioni di successo, non sono guidate da una strategia univocamente definita. In definitiva, le aziende italiane, almeno quelle medio-grandi che formano il panel, hanno piena coscienza dei fenomeni in atto e non sono sicuramente arretrate rispetto ai loro competitor.

Si tratti di mobile Internet o di 'Internet delle cose', alla base delle tecnologie stanno i dati, o meglio i Big Data, dato il contesto. Qual è la consapevolezza delle imprese in proposito? E quale rilevanza assegnano agli Analytics?

Dalle ricerche che abbiamo condotto nel corso del tempo, emerge una costante crescita di interesse nei confronti degli Analytics come strumento cruciale per organizzare e valorizzare i Big Data. Nell’edizione 2014 del Rapporto Assintel, che ha coinvolto un panel di 500 aziende. Nel 23% circa dei casi, i CIO e gli IT manager dichiarano di essere impegnati in progetti relativi ai Big Data e agli Analytics o di aver già rilasciato soluzioni concrete alle operation e nel 78% di aver inserito nel budget 2015 investimenti nell'area degli Analytics di nuova generazione con priorità alta. È un dato che mi sembra significativo, anche perché è superiore di circa 20 punti percentuali rispetto allo scorso anno.

Nel percorso di trasformazione digitale, quale ruolo svolgono, o dovrebbero svolgere, il CIO e l'IT?

Posto che, come si diceva, è il top management che deve guidare il processo con una strategia univoca e condivisa, vedo due fattori cruciali di successo. In primo luogo, la capacità di allineare l'organizzazione alla strategia e di colmare l'eventuale gap di competenze con l'inserimento di nuove figure professionali. In secondo luogo, una volta decisa la strategia, è proprio il CIO e la funzione IT che hanno il compito di costruire le basi tecnologiche e applicative per supportarla. In questo senso, il ruolo del CIO si sta ampliando, come emerge anche dal network di CIONET, la community internazionale dei CIO che conta oltre 4.600 partecipanti di cui 536 in Italia. Da depositario di scelte puramente tecnologiche, il CIO deve diventare interlocutore del management e delle linee di business, interprete delle esigenze emergenti, conoscitore dei processi di business e abilitatore del processo di trasformazione.

Il Punto di Vista Point of View

Alfredo Gatti

Founder and Managing Partner di NEXTVALUE e Managing Director di CIONET Italia