Design AI

Articolo di Leandro Agrò, digital product director in Design Group Italia

L'incontro tra design e intelligenza artificiale (AI) non è un argomento nuovo. Se ne sta parlando già da qualche anno e su molteplici piani. Credo pertanto sia fondamentale condividerne la definizione e chiarire cosa significhi fare design, oggi: “Il design è il processo che definisce i comportamenti degli oggetti e delle tecnologie, organizza le relazioni negli spazi, fornisce identità e forma, costruisce nuovi mondi”.

Il mondo che ci circonda è in via di progressiva digitalizzazione: non soltanto gli strumenti che usiamo per lavorare o per vivere la nostra quotidianità, ma persino le relazioni tra umani, si sono digitalizzate. L’auto che usiamo, il telefono che portiamo in tasca, l’abbraccio che inviamo virtualmente a una persona cara: tutte queste azioni producono scie digitali.

Il design è ovunque

Il design non solo dà la forma, o colore, o definisce il comfort dell’auto che guidiamo. Sempre di più definisce la relazione che noi, le persone, costruiamo con ognuno di questi oggetti.

Oggetti del tutto inanimati, come una pietra o un martello, possono anche essere oggetto di una personalissima empatia, ma di per sé non hanno grandi possibilità di sostenere una relazione con le persone. E qui entra in gioco il design. Più riusciamo a entrare in sintonia con il destinatario dell’oggetto o servizio, maggiore e più empatica sarà la nostra relazione.

L’intelligenza di un oggetto non è rappresentata dalla sua capacità computazionale, quanto dal modo in cui questa “intelligenza” si trasforma in capacità di interazione con gli utenti.

Come trasformare un frigorifero in un oggetto “proattivo”

Un paio di anni fa, per risolvere il problema di categorizzare gli oggetti senza far riferimento a tecnologie specifiche, ho elaborato uno schema che divide le tecnologie in Passive, Reattive e Proattive, a seconda delle loro capacità di: Memoria, Interazione, Riconoscimento, Apprendimento.

Facciamo l’esempio del frigorifero: si può usare per anni, e lui non saprà mai chi, quando o perché venga aperto, dove si trova, quale sia la temperatura esterna o il suo consumo (tecnologia passiva). Ci sono poi frigoriferi più evoluti — tipicamente dedicati al B2B — che fanno autodiagnosi e forniscono informazioni sui prodotti in esaurimento
(tecnologia reattiva).

E infine, frigoriferi che, oltre a riconoscere la vicinanza delle persone, sono in grado di catturarne l’attenzione mostrando audio/video come avviene, ad esempio, nella campagna pubblicitaria in cui un frigorifero regala lattine di cola a chi gli sorride (tecnologia pro-attiva). Ma, se riconoscono le persone e persino persone specifiche, se sono in grado di decidere autonomamente a chi vendere e a chi regalare una lattina, ha ancora senso chiamarli solo “frigoriferi”? E quell’oggetto che teniamo in tasca è ancora e solo un “telefono”?

Il design non solo dà la forma, o il colore, o definisce il comfort dell’auto che guidiamo, ma sempre di più definisce la relazione che noi — le persone — costruiamo con ognuno di questi oggetti.
 MEMORYINTERACTIONRECOGNITIONLEARNING
PASSIVENo memoryDirect
manipulation
No recognitionNo learning
REACTIVEMemory to
implement
Command /
order
Recognise
where, what,
how much
Memorize
(able to store
information)
PROACTIVESelf generating
memory
RelationshipRecognise
who and more
 
Able to evaluate
with problem
solving skills
 

Senza connessione non ci sono dati. Senza dati non c'è intelligenza. Senza intelligenza, non c’è empatia

Il digitale sta riscrivendo il mondo, fornendo alle aziende una infinità di nuove opportunità. Le tecnologie presenti — AI in testa — sono già degli sparring partner e la prerogativa di tutto è la connessione e l’intelligenza. Le aziende che “vendono” oggetti connessi, non terminano la loro relazione con il cliente quando consegnano l’oggetto.

Affermerei che un progetto IoT è soprattutto il viaggio dei dati per servire molteplici persone. La complessità dei progetti di prodotto e servizio tipici dell’IoT necessitano necessariamente dell’AI, non soltanto per gestirne le numeriche, ma proprio per prendersi cura del livello di soddisfazione degli utenti e costruire una relazione con ognuno di loro.

L’opportunità è rilevantissima: piazzare un oggetto in tasca, sulla scrivania, in auto o a casa di qualcuno, crea un canale di comunicazione bidirezionale sempre aperto tra persona e brand.
 

AI e Design al servizio del consumatore

Le persone che utilizzano prodotti e servizi si aspettano che siano semplici da usare come Pinterest, garantiscano la continuità cross-device come Facebook, scalino come Uber, siano belli come AirBnb, abbiano la logistica di Amazon. Ecco che coniugare AI e design insieme moltiplica le probabilità di costruire relazioni di successo. Persone, consumatori e utenti diventano così il fine ultimo di ogni sforzo e di ogni progetto.

In un mondo complesso dove l’AI può fornire insight decisivi, il design diventa lo strumento per costruire relazioni perché si concentra sui benefici per gli utenti, facendo leva su forme, semplicità d’uso, comportamenti e empatia accelerandone così l’adozione. Perché, più avanzata è la tecnologia, più rilevanti sono i fattori umani.


Girl waters plants on her tablet

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