Data for Good
Sviluppo Blu e Transizione Verde per un sistema alimentare equo, sano e sostenibile
Benessere dei pesci, salute dell'ambiente e sicurezza alimentare, il ruolo degli analytics per l’acquacoltura. Intervista a Giovanna Marino, Dirigente di Ricerca, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA)
Secondo quanto stabilito dall'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, l’acquacoltura rappresenta un settore economico chiave per un sistema alimentare equo, sicuro e sano, rispettoso dell’ambiente e della biodiversità.
ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (sottoposto alla vigilanza del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) ha da tempo avviato diversi progetti nel campo delle produzioni acquatiche per aumentare le conoscenze su processi e scenari volti ad assicurare la sostenibilità ambientale dei sistemi di produzione.
Dei 17 Obiettivi dell’Agenda, il numero 2 e il numero 14 puntano al raggiungimento della sicurezza alimentare, al miglioramento dell’alimentazione (Obiettivo n. 2), e alla conservazione e utilizzo in modo sostenibile di oceani, mari e delle loro risorse (Obiettivo n. 14)
Si tratta di una opportunità da cogliere al più presto. Più dell’80% degli stock selvatici, in Italia, è sovra sfruttato e il nostro Paese importa oltre il 75% di prodotti ittici (dati Eurostat, 2020). Secondo la FAO, sottolinea Giovanna Marino, Dirigente di Ricerca presso ISPRA, entro il 2030 l’acquacoltura sostituirà la pesca come principale fonte di alimenti di origine acquatica e giocherà un ruolo strategico per la sicurezza e la sostenibilità alimentare e il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.
Migliorare la produzione dei pesci non ha solo un effetto economico di business per i produttori ma significa salvaguardare la salute dei pesci e degli ambienti marini all’interno dei quali vengono allevati. Giovanna Marino Dirigente di Ricerca Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA)
All’interno del progetto PerformFISH è rappresentato il 95% della produzione d’ acquacoltura mediterranea europea e vi fanno parte anche le associazioni dei produttori, che aggregano a livello nazionale tutti i diversi produttori e restituiscono informazioni utili al settore. “La cosa di cui sono particolarmente orgogliosa è che non abbiamo lanciato un’idea di ricerca ma avviato un vero e proprio progetto sperimentale partendo dalle esigenze specifiche delle aziende del settore: abbiamo chiesto loro quali fossero le difficoltà che riscontravano, le sfide e le criticità cui dovevano far fronte, le esigenze che sentivano più forti...”, spiega Marino. “È emerso che ciò di cui sentivano maggiormente la necessità era un sistema di analisi e un accesso semplificato a dati e informazioni per misurare meglio le proprie performance - in base a indicatori comuni e condivisi - e migliorare la produzione dei pesci”.
Migliorare la produzione dei pesci non ha solo un effetto economico di business per i produttori ma significa salvaguardare la salute dei pesci e degli ambienti marini all’interno dei quali vengono allevati, quindi garantire prodotti sani e sicuri ai consumatori. “L’acquacoltura, benché sia una pratica che risale addirittura agli Etruschi, è ancora poco conosciuta al grande pubblico – sottolinea Marino - eppure, ha un potenziale enorme per incentivare la produzione sostenibile e la sicurezza alimentare diminuendo la pressione di pesca”, e come strumento di conservazione della biodiversità attraverso azioni di ripopolamento di specie minacciate e stock sovra sfruttati.
La prima fase del progetto è stata molto intensa e ha richiesto oltre un anno e mezzo per prendere in considerazione tutti i parametri, valutarli e ricondurli a un set di indicatori chiave e utili ai produttori, i cosiddetti Key Performance Indicators. “Si tratta di indicatori che descrivono lo stato di salute dei pesci, la quantità di alimento utilizzato, gli antibiotici somministrati, attraverso i quali sono definite le performances dei lotti in allevamento e lo stato di benessere dei pesci - spiega Marino. - Abbiamo dovuto trovare un linguaggio comune a tutti, cosa non facile e che ha richiesto tempo, dato che stavamo introducendo qualcosa di assolutamente nuovo, e dedicare molto tempo alla formazione degli operatori per definire e utilizzare procedure standardizzate di raccolta dati e per il calcolo degli indicatori.”
La seconda fase è stata dedicata allo sviluppo di un sistema di raccolta e analisi dati condiviso. La prima versione si è rivelata tuttavia un po’ troppo “statica” e non user friendly - racconta Marino – i produttori sentivano la necessità di avere un sistema più flessibile e più agile nell’utilizzo. Ci siamo quindi rivolti a SAS ed abbiamo sfruttato tutte le potenzialità di SAS® Viya. Oggi il sistema è dinamico e consente ai produttori di ‘navigare’ nei dati e ottenere informazioni utili con dashboard di visualizzazione molto intuitive”.
“Il sistema attuale consente anche di fare previsioni di performance attraverso l’utilizzo di modelli predittivi, molto apprezzati dalle aziende”, dettaglia ulteriormente Marino. “Sono dei modelli che consentono, per esempio, di stimare quelle che saranno le mortalità in funzione delle strategie vaccinali (i vaccini sono molto importanti sia per la salute dei pesci sia per tutela degli ambienti marini, nonché per la nostra sicurezza alimentare), oppure di definire il benessere dei pesci durante il loro ciclo di vita in mare. In questo caso, per esempio, abbiamo adottato un approccio olistico per mettere a punto un sistema di scoring che, attraverso l’analisi di oltre 20 differenti indicatori, restituisce ai produttori un punteggio indicativo dello stato complessivo del pesce e dell’efficacia dell’adozione di buone pratiche nel tempo. Su richiesta specifica degli allevatori il sistema è stato inoltre implementato in SAS Viya con un modello per il calcolo del Carbon Footprint attraverso l’analisi di Life Cycle Assessment, al fine di stimare l’impatto dell’acquacoltura sull’uso delle risorse e sul cambiamento climatico e avviare strategie di efficientamento energetico.
Interessante notare che il sistema consente a tutti i produttori di inserire all’interno della piattaforma SAS Viya i propri dati, i quali vengono opportunamente anonimizzati e utilizzati in forma aggregata per consentire alle aziende di accedere a un sistema di benchmarking e di valutazione delle proprie performance, senza dover condividere strategie competitive. Una opportunità che si traduce in benessere per tutti: le aziende sono portate in modo spontaneo a fare le proprie analisi ed auto-valutazioni, prendendo come benchmark le prestazioni migliori (che emergono in forma anonima ed aggregata) e definendo poi le proprie strategie proprio in funzione del raggiungimento (e superamento) di quelle performance.
“Attraverso gli analytics si innesca un circolo virtuoso di miglioramento della produzione in acquacoltura nel rispetto del principio One Health – Una sola Salute - che si traduce in salvaguardia dei pesci e degli ambienti marini e della qualità e sicurezza del prodotto, consentendo di fare enormi passi in avanti per garantire il miglioramento delle produzioni e della nostra alimentazione”, dice con soddisfazione Marino.
Il progetto è stato presentato alla DG ricerca della Commissione europea e alla FAO (Consiglio Generale della Pesca del Mediterraneo e del Mar Nero) con il quale ISPRA collabora nell’ambito di un MoU, suscitando interesse e apprezzamento per le potenzialità di sviluppo sia per le aziende e per sia per i paesi mediterranei che potrebbero condividere dati reali di produzione per le proprie strategie di sviluppo sostenibile.
“Noi abbiamo avviato il progetto in chiave europea, ma il Mediterraneo non è un mare solo europeo. Se il progetto venisse esteso anche ad altri Paesi come Turchia, Cipro, paesi del Nord Africa potremmo davvero fare un ulteriore passo in avanti per lo Sviluppo Blu e la Transizione Verde verso un sistema alimentare equo, sano e sostenibile”, conclude Marino.
28 marzo 2023
L'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, adottata da tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite nel 2015, fornisce un progetto condiviso per la pace e la prosperità per le persone e il pianeta, ora e in futuro. Al centro ci sono i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs), che sono un appello urgente all'azione di tutti i paesi - sviluppati e in via di sviluppo - in un partenariato globale.
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