Come possono fare le aziende per essere veramente sostenibili al di là delle norme e delle mode?
E come possono farsi aiutare dai dati nel percorso verso la sostenibilità?
Alla ricerca della sostenibilità perduta
Che la sostenibilità sia una cosa seria non ci sono più dubbi. Però attenzione, non seria unicamente perché c’è un cambiamento climatico, non solo perché le norme ce lo stanno imponendo sempre di più, non perché abbiamo un Ministero per la Transizione Ecologica e un Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
La sostenibilità è una cosa seria perché ci conviene.
Ma come? dirà qualcuno, è un costo in più semmai! Adattare i nostri macchinari, comprare un veicolo elettrico, sostituire i filtri frequentemente… tutti costi aggiuntivi.
E invece, un po’ lo abbiamo già imparato, quegli interventi vengono ripagati, anche nel nostro quotidiano: la caldaia a condensazione, i pannelli fotovoltaici, la sostituzione degli infissi sono solo piccoli esempi di investimenti che vengono ripagati (e non solo per gli incentivi fiscali).
Ma c’è di più. Viaggio al termine della sostenibilità.
Viaggio al termine della sostenibilità.
Eh sì, dirà qualcuno, se avessimo i dati in grado di dirci dove sono le inefficienze trasversali alla nostra azienda nell’uso delle risorse o se i nostri fornitori sono sostenibili quanto lo siamo noi, ad esempio nelle politiche sull’impiego, l’avremmo già fatto!
Ebbene, quei dati ci sono sia all’interno delle nostre aziende che fuori e sono tutti accessibili. Dove sta il trucco? Nell’analizzarli con competenze e strumenti capaci di intercettare anomalie, suggerire aree di miglioramento, ottimizzare l’uso delle risorse.
Non ci sono più scuse per non essere sostenibili.
In più ci conviene.