I dati sono stati definiti il petrolio della quarta rivoluzione industriale, ma spesso le organizzazioni stentano, o comunque faticano, ad estrarne tutto il valore effettivo. Sicuramente lo sviluppo di una profonda trasformazione data-driven all’interno delle aziende e delle organizzazioni non è un gioco da ragazzi tra tecnologia, cultura, competenze e leadership. Lo scenario generale della trasformazione digitale, e soprattutto le visioni e le esperienze delle aziende emerse in occasione della sessione “Digital Transformation” dell’evento “Be Curious, Be Innovative” organizzato da SAS, dimostrano però che il gioco vale decisamente la candela. Specialmente in un’ottica di sostenibilità di lungo periodo, con benefici a cascata per la società, dai cittadini ai consumatori.

“La sfida data-driven non è solo una partita che riguarda le aziende tecnologiche, perché oggi tutte le aziende utilizzano i dati per capire cosa accade ed essere più reattivi – spiega Paola Pisano, professoressa di Business & Innovation Management dell’Università di Torino, già ministra dell’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione - Se parliamo di estrazione di valore dai dati bisogna innanzitutto creare una cultura data-driven, ossia rendere l’analisi dei dati un obiettivo continuo dell’azienda, magari iniziando con piccole pratiche di data analysis. Poi c’è un tema importante di formazione sui dati, essenziale per generare fiducia nei lavoratori circa l’utilità effettiva dei dati nel loro lavoro e nella missione dell’azienda”.

“Siamo di fronte a utenti che sono sempre più autonomi grazie alle tecnologie digitali ed è qui che i dati possono esprimere il loro vero valore – sostiene Alessandro Allini, Chief Data Officer di Group Crèdit Agricole – Mettere i clienti, e quindi i dati, al centro significa far circolare le informazioni nei sistemi informativi aziendali, abbandonando definitivamente la logica a silos. Solo così possiamo offrire ecosistemi di servizio efficienti ed efficaci”.